... par condicio permettendo.
venerdì 26 febbraio 2010
giovedì 25 febbraio 2010
mercoledì 24 febbraio 2010
Il teatrino tra Santoro e Travaglio su MARTELLO E CHIODO
E’ sicuramente un teatrino; un gioco delle parti che i due abilmente hanno messo in piedi, evidentemente per dare l’impressione che ad Annozero ci sia davvero par condicio, che tutte le posizioni vengono rispettate e a tutte viene data la medesima visibilità. Ovviamente nessuno ci crede, salvo gli allocchi giustizialisti che attendono i libri di Travaglio in libreria con la stessa trepidazione della sedicenne che aspetta i libri di Moccia.
Ecco dunque l’idea di creare una contrapposizione dialettica di sicuro impatto mediatico. Travaglio che – dinanzi alle “rivelazioni” di Porro e Belpietro – minaccia di lasciare Annozero, perché – come il miglior Torquemada di sempre – non accetta di salire sul banco degli imputati, lui che è sempre stato dall’altra parte. E Santoro che gli dice: “Se vai via non succede nulla.”
Stop! Avete udito bene? Santoro che dà praticamente il benservito a Torquemada Travaglio? Sembra di vivere un libro di fantascienza, un mondo alternativo dove tutto è capovolto. Dove Berlusconi è di sinistra, Santoro giornalista vicino all’MSI e Travaglio il più radicale difensore di Silvio. Qualcosa che potrebbe partorire solo la più malefica mente di un inquisito incastrato dalle parole affilate del giornalista piemontese. Un passatempo per nerds appassionati di giochi di ruolo fantasy. Insomma, qualcosa di inimmaginabile. Vietato ai minori di diciotto anni di reclusione e materiale buono per il prossimo libro di Vespa: Travaglio di Cuori.
Potrebbe sembrare tutto reale, se non fosse che l’alterco si svolge nella cancelleria dell’inquisitore penale Il Fatto. E’ infatti nelle pagine del giornalino giustizialista che la querelle tra Santoro e Travaglio si consuma a forza di rinfacci, recriminazioni e accuse. Nulla di veramente pesante: solo qualche sassolino dalla scarpa per dare più credibilità alla recita (magari poi i sassolini sono anche veri, solo che tra ceffoni finti, qualcuno di reale lo si becca sempre per sbaglio o per reale intenzione).
Or ora dunque la domanda sorge spontanea: scoppierà la prevedibile pace tra il conduttore di Annozero da una parte e la sua spalla e le sue manette (di carta) dall’altra?, oppure Travaglio inizierà a scrivere qualche libro su Santoro? Perché – sapete – dinanzi a simili divergenze non si sa mai come vanno a finire certe cose, e Travaglio è una fucina di fantasie per giustizialisti incalliti. Personalmente credo più nella prima ipotesi, però. Le elezioni sono vicine e bisogna pompare il più possibile i candidati di centrosinistra, e quale modo migliore se non quello di occuparsi dei guai giudiziari o presunti tali dei candidati del centrodestra? Sul punto – è inutile dirlo – Travaglio è un vero asso. Chiedetegli di vestire il ruolo del Pubblico Ministero e del Giudice, e lui ci si fionda come se vi fosse nato su quello scranno (il singolare è d’obbligo: nella giustizia travagliesca non c’è distinzione tra arbitro e accusa). Mettetelo sullo scranno dell’imputato, e allora vedrete come salta, come se su quella sedia fossero stati adagiati dei carboni ardenti.
Ma a proposito di querelle, oggi ne è scoppiata un’altra. Uno dei protagonisti è sempre quello. No, non è Travaglio, ma il suo compare di litigi, scandali e manette: Michele Santoro. Già, il Michelone nazionale. Quello – per intenderci – del giornalismo d’inchiesta (a senso unico), il quale questa volta se la prende con Bruno Vespa, accusato di essere troppo indulgente con Berlusconi e dunque filogovernativo come quello sfigato di Minzolini che ormai dalla sinistra è considerato decerebrato solo perché non si conforma alla loro opinione e pensa berlusconiano (quasi che fosse un reato!). Ovviamente, Vespa (che non è Minzolini) non si è fatto attendere nella risposta e ha restituito la pariglia con uno bello scorcio di giornalismo santoresco che certo non ha reso omaggio al conduttore di Annozero. Ma credo che la diatriba non finirà qui. Intanto io mi guardo L’Ultima Parola di Gianluigi Paragone…
venerdì 19 febbraio 2010
"Ghetti d'Italia", la presentazione della puntata di stasera.
giovedì 18 febbraio 2010
"Ghetto Italia" all'Ultima Parola
mercoledì 17 febbraio 2010
YouTube - Qui Scampia
lunedì 15 febbraio 2010
C' È MASSAGGIO E MASSAGGIO. O NO? - Repubblica.it » Ricerca
C' È MASSAGGIO E MASSAGGIO. O NO?
Repubblica — 14 febbraio 2010 pagina 47 sezione: SPETTACOLI
La premessa è che per un telespettatore moderatamente interessato ai talk show politici, immettere a viva forza il venerdì sera su RaiDue un altro esemplare della specie, chiamarlo per di più L' ultima parola per mandare tutti in weekend avendo nelle orecchie quell' ultima parola e non altro, ebbene tutto questo potrebbe configurare il reato di stalking. Una persecuzione che vede molto attivi i protagonisti e partecipi gli ospiti: l' intento è dichiaratissimo, si va contro Santoro e il santorismo copiandone i temi e dicendo l' opposto. Questo è la debolezza ma anche la forza del programma, condotto da un Gianluigi Paragone attivissimo, che in certi momenti mette in campo un trasporto degno di provocare travasi di bile invidiosa a Emilio Fede in persona. Dopodiché se il tema è bello caldo e morbosetto, tipo l' affaire Bertolaso, si può anche arrivare a buoni risultati. Ma ci vuole almeno Sgarbi ospite, rutilante come mai l' altra sera. La domanda da lui posta «Che differenza c' è tra un massaggio alla schiena e uno al bip?» potrebbe diventare tema centrale di una delle prossime puntate. E allora altro che dieci per cento di share, si può arrivare ovunque. - ANTONIO DIPOLLINA
sabato 13 febbraio 2010
venerdì 12 febbraio 2010
"Sesso, bugie e tante chiacchiere" è il titolo della puntata di oggi.
giovedì 11 febbraio 2010
mercoledì 10 febbraio 2010
venerdì 5 febbraio 2010
Mario Di Domenico racconta i segreti di Di Pietro
Non solo la foto con Contrada, ma anche le relazioni con i servizi segreti e la storia dell'assegno Bianchini secondo la versione dell'avvocato Di Domenico
Video Anteprima su YouTube http://bit.ly/aguUly
Elio Veltri, Clemente Mastella, Francesco Boccia, Maurizio Lupi e Giorgio Mulè
Diranno stasera la loro ultima parola sui segreti di Antonio Di Pietro
Elio Veltri, Clemente Mastella, Francesco Boccia, Maurizio Lupi e Giorgio Mulè
Diranno stasera la loro ultima parola sui segreti di Antonio Di Pietro
Idv/ I sondaggisti: Di Pietro in picchiata - Affaritaliani.it
Non si apre certo nel migliore dei modi il primo congresso dell'Italia dei Valori, al Marriot Park Hotel di Roma. Il record ottenuto dal partito di Antonio Di Pietro alle elezioni europee - 8 per cento - è ormai lontano. E alle Regionali di fine marzo dovrà competere con l'Udc di Pierferdinando Casini per rimanere la quarta forza italiana e non scendere al quinto posto. Quattro tra i più famosi sondaggisti italiani, interpellati da Affaritaliani.it, non sono certo teneri con la formazione dell'ex pm di Mani Pulite, in questi giorni sotto i riflettori per la foto della cena con Bruno Contrada del 1992 (e non solo).
Renato Mannheimer, direttore dell'istituto sondaggistico ISPO, afferma: "L'Idv è attorno al 7%, certamente in calo rispetto alla consultazione dello scorso anno. Il motivo? Probabilmente nell'ultimo periodo l'anti-berlusconismo non rende più come accadeva tempo fa". Nicola Piepoli non ha dubbi: "Di Pietro vale meno del dato delle Europee, è al 7%. Ma non è vero che era salito a giugno 2009, solamente gli elettori di Pd e Pdl, in parte, erano andati al mare e quindi il valore dell'Idv era più alto". Secca Alessandra Ghisleri, numero uno di Euromedia Research: "L'Italia dei Valori è tra il 6 e il 7%". E infine Luigi Crespi, che valuta il partito di Di Pietro "al 6,2%, addirittura in recupero nell'ultima settimana dopo due mesi di forte calo. L'Idv ha un problema di posizionamento, è troppo 'anti', è lacerata da conflitti interni e deve registrare qualcosa nella comunicazione".
LO SPECIALE SULL'IDV - Il congresso nazionale è stato preceduto da 110 assemblee provinciali dove sono stati eletti i delegati. Il maggior numero di aderenti a Idv lo fornisce la Campania con il 13%, seguono la Puglia col 10%, Sicilia e Liguria 9%, Basilicata 7%. Il tema conduttore del congresso che si è ''L'alternativa per una nuova Italia''. Venerdì la giornata di lavori congressuali è dedicata interamente ad interventi e mozioni programmatiche.
Il congresso entra nel vivo sabato con l'intervento del leader di Idv, Antonio Di Pietro, previsto per le 11. In prima mattinata la presentazione dei programmi e delle candidature del dipartimento donne e del dipartimento giovani. Dopo Di Pietro si succederanno gli interventi fino alla serata, quando tra le 19,00 e le 20,00 si voteranno i coordinatori dei dipartimenti.
All'intervento di Di Pietro assisterà il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani che però non dovrebbe prendere la parola, nonostante insistenze in questo senso da parte di Idv.
Dal punto di vista più propriamente politico, dopo i tanti 'rumor' su divisioni e spaccature con un Luigi De Magistris contro Di Pietro, fiancheggiato dall'ala più giacobina, ispirata da Paolo Flores D'Arcais, sembra che lo svolgimento del congresso sarà senza sorprese. Nel senso che non ci sarà la contrapposizione di De Magistris che ha espresso pieno appoggio a Di Pietro. Almeno per ora, e rinviando più in là una sua eventuale candidatura alla guida del movimento.
Unico contraltare a Di Pietro, ma politicamente senza alcun peso, sarà quello di Franco Barbato che ha presentato una sua mozione alternativa. Barbato è il deputato divenuto abbastanza noto per i suoi interventi infuocati e ruvidi a Montecitorio contro Berlusconi e quanti siano sospettati di fare il suo gioco, che gli hanno valso anche l'espulsione dall'aula.
Tra i temi per ''l'alternativa'' centrale sarà comunque quello della giustizia e della legalità sul quale si potrebbero cogliere delle differenze tra Di Pietro e De Magistris che non dovrebbe comunque rinunciare a rimarcare un suo ruolo.
Il movimento di Di Pietro vanta buona salute visto che in pochi anni è passato dal 2,3-2,9% (di Camera e Senato) alle elezioni politiche del 2006, al 4,4% del 2008 fino a raggiungere l'8% alle europee dello scorso
Cosa ci fanno Veltroni, Bindi, Fassino e gli altri all'Ultima Parola?
I Segreti di Antonio di Pietro
videoanteprima della puntata http://bit.ly/alrYVM
Cosa si nasconde dietro la fotografia apparsa 18 anni dopo che ritrae l’ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro con l’ex numero tre del Sisde Bruno Contrada, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa?
E quali ripercussioni ci saranno all’interno del partito dell’Italia dei Valori, da domani a congresso?
Questi e altri temi i protagonisti della quarta puntata de “L’ULTIMA PAROLA.” dal titolo “L’intoccabile Di Pietro”.
Gianluigi Paragone ne discute con Maurizio Lupi (Pdl), Luigi De Magistris (Idv), Clemente Mastella (Udeur) e Francesco Boccia (Pd).
Nell’appuntamento settimanale, in onda domani, venerdì 5 febbraio, alle 23.25 su Raidue dagli studi di via Mecenate del Centro di Produzione Tv Rai di Milano, per la prima volta parlerà anche il grande accusatore di Di Pietro, l’avvocato Mario di Domenico.
In sommario anche inchieste, servizi, e il punto di vista di Tommy Calabrese, “Il filosofo della strada”.
[komunistelli] Stasera Gianluigi Paragone, su raidue ( alle 23.30, rigorosamente in tarda serata, perchè la prima serata è in mano all'informazione di regime) ci parla delle foto di Di Pietro. Tonino però non ci sarà, deve arare il suo campo di pomodo
Stasera Gianluigi Paragone, su raidue ( alle 23.30, rigorosamente in tarda serata, perchè la prima serata è in mano all'informazione di regime) ci parla delle foto di Di Pietro. Tonino però non ci sarà, deve arare il suo campo di pomodori.
Lo strano forfait per evitare il confronto tv con Paragone - Interni - ilGiornale.it del 05-02-2010
Aveva confermato l’impegno via mail martedì. Aveva chiesto di intervenire in collegamento da Perugia, e la Rai aveva già attrezzato la sede regionale per l’ospitata. Ieri pomeriggio il dietrofront. Luigi De Magistris non è più disponibile a partecipare al programma «L’ultima parola», in onda oggi su Raidue alle 23.30 e dedicato all’«intoccabile Di Pietro». Ma non è tutto: nessun esponente dell’Italia dei valori, infatti, ha accettato l’invito a sedersi nel salotto televisivo di Gianluigi Paragone. Il motivo ufficiale? Impegni di forza maggiore. Da oggi a domenica all’hotel Marriott di Roma si celebra il congresso nazionale dell’Idv, e nessuno dei tremila e 607 delegati può ritagliarsi un’oretta per rispondere alle domande del giornalista. «Non proprio un impegno imprevisto. Evidentemente non si tratta di un incidente di percorso, ma di un problema politico – osserva Paragone –. Abbiamo fatto di tutto per convincere Di Pietro, lo stesso De Magistris e altri politici Idv a trattare l’argomento della puntata. Eravamo disponibili a collegarci in qualsiasi sede». E invece niente. «A questo punto devo trarre la conclusione che il tema della puntata non è gradito ai vertici del partito – continua il conduttore –. Evidentemente la libertà di stampa vale soltanto quando serve per prendere a bastonate Berlusconi. Evidentemente all’Italia dei valori le domande le possono fare soltanto alcuni giornalisti».
Già l’altroieri una cronista del Tg1 era stata insultata fuorionda da Tonino, che l’aveva accusata testualmente di fare «domande del c...». Ma cosa vorrebbe chiedere Paragone a Di Pietro, De Magistris e agli altri leader Idv? «Le stesse questioni che si sta ponendo tutta l’Italia. Cosa ci faceva il pm simbolo di Mani Pulite a cena con Contrada? E, soprattutto, perché non avvisò i suoi superiori dell’incontro? Temeva forse di perdere la sua preziosa inchiesta? O forse temeva che la sua aura di eroe potesse venire offuscata?». Totalmente assorbiti dai lavori del congresso, Di Pietro e i suoi non hanno tempo per rispondere. Per facilitarli al massimo, però, la redazione dell’«Ultima parola» farà ancora un tentativo: «Manderemo una troupe al Marriott e punteremo una telecamera davanti a una sedia vuota – promette Paragone –. Chiunque vorrà, potrà accomodarsi e partecipare via collegamento alla trasmissione. Speriamo che la notte porti consiglio».
giovedì 4 febbraio 2010
Di Pietro/ Paragone: Per Idv stampa libera solo se contro premier - Politica - Virgilio Notizie
Roma, 4 feb. (Apcom) - Gianluigi Paragone interviene sul boicottaggio dell'Idv alla puntata della trasmissione di cui è conduttore, 'L'ultima parola', dedicata al caso Di Pietro-Contrada, e critica Idv che ha deciso di non partecipare.
"Evidentemente per Di Pietro e l'Italia dei Valori le domande le possono fare soltanto alcuni giornalisti - dice il giornalista -. Dopo avere tacitato a male parole una giornalista del tg1, l'Italia dei Valori 'boicotta' l'Ultima parola. Luigi De Magistris, nonostante avesse dato anche via mail la propria adesione, ha ritirato la disponibilità a collegarsi con la trasmissione in onda domani sera su Rai due alle 23.30".
"A nulla sono valsi i nostri tentativi di convincere Di Pietro, lo stesso De Magistris e altri politici dell'Italia dei Valori a trattare l'argomento della puntata, nonostante la nostra totale disponibilità a collegarci con qualsivoglia sede - spiega ancora Paragone -. A questo punto devo trarre la conclusione che il tema della puntata (le foto di Di Pietro con Contrada) non è gradito ai vertici del partito. La libertà di stampa vale soltanto quando prende a bastonate il Presidente del Consiglio?".
L'Idv "boicotta" la puntata su Di Pietro
Luigi De Magistris prima accetta la partecipazione, poi all'ultimo rimanda al mittente l'invito per la puntata "difficile" dell'Ultima Parola dedicata ai segreti di Di Pietro.
Per quelli dell'Idv, una poltrona a disposizione di chi volesse intervenire in puntata. Qualcuno dirà qualcosa?
Di Pietro, Contrada e la cena del 1992 - Corriere della Sera
Di Pietro, Contrada e la cena del 1992
Il tentativo di farle sparire, ne esistevano altre otto. L’ex pm: spy story che non esiste
ROMA - Alcune foto che era stato ordinato di distruggere inquietano Antonio Di Pietro. Sono quattro foto scattate il 15 dicembre del 1992 con il futuro leader di Italia dei valori seduto a tavola, durante una cena conviviale in una caserma dei carabinieri, fra alcuni ufficiali arruolati nei servizi segreti, uno 007 eccellente come Bruno Contrada e un altro James Bond vicino alla Cia, arrivato da Washington per una targa ricordo della famosa «Kroll Secret Service» all’ospite d’onore, appunto Di Pietro. Solo una cena. Niente di male, come ha già fatto sapere lo stesso Contrada attraverso il suo avvocato. Solo una occasionale e innocua chiacchierata prenatalizia fra amici e colleghi, fra investigatori e soltanto un magistrato. Una cena immortalata da una macchina fotografica senza pretese che salta fuori giusto per un ricordo, appena qualche scatto, dodici per l’esattezza, come si accerterà nove giorni dopo, quando tutti si preoccupano e a tutti fanno giurare di bruciare ogni copia.
Antonio Di Pietro (terzo da sinistra) a cena con il funzionario del Sisde Bruno Contrada (secondo da sinistra), in una delle foto scattate il 15 dicembre del 1992, nove giorni prima dell’arresto dello stesso Tante le telefonate incrociate quel maledetto giorno, il 24 dicembre del 1992. Il giorno dell’arresto di Bruno Contrada, allora numero 3 del Sisde, funzionario sotto mira dei colleghi di Paolo Borsellino sin dalla strage di via D’Amelio, cinque mesi prima. E scatta una gara a farle sparire. Ognuno assicura che lo farà. Forse per evitare di ritrovarsi un giorno davanti al funzionario mascariato dalle rivelazioni di alcuni pentiti come Gaspare Mutolo, scagliatosi in ottobre contro ‘u dutturi e contro Domenico Signorino, pm con Giuseppe Ayala al primo maxi processo. Un giudice antimafia nelle mani dei Riccobono, secondo i primi scoop. Seguiti dal suicidio di Signorino, il 3 dicembre. Un drammatico evento del quale non si può non parlare alla cena organizzata con i vertici dei Servizi nella caserma del comando Legione di via In Selci dal capo del reparto operativo dei carabinieri di Roma, Tommaso Vitagliano, allora colonnello, oggi generale di brigata. Ma le storiacce di mafia non sono l’unico argomento di conversazione perché quel 15 dicembre, a metà giornata, l’Ansa ha ufficializzato con un dispaccio l’avviso di garanzia contro Bettino Craxi per concorso in corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. È il provvedimento firmato con Saverio Borrelli e gli altri colleghi del pool di Milano proprio da Tonino Di Pietro la sera precedente, il 14. E, ventiquattro ore dopo, il giudice per il quale mezza Italia ormai tifa sta lì a tavola, Contrada seduto accanto a lui, l’agente americano pronto con la targa premio.
IL COLPO - Se la storia non fosse rimasta top secret per 17 anni forse qualche domanda, anche fra gli stessi sostenitori di Di Pietro, sarebbe stata posta prima. Avvertì Di Pietro di quelle curiose coincidenze i suoi colleghi? Se lo chiede anche chi adesso tira fuori le foto considerate tessere di un mosaico chiamato «Il ‘colpo’ allo Stato», per dirla col titolo di un libro quasi ultimato da un ex amico sganciatosi da Di Pietro, l’avvocato Mario Di Domenico, cultore di statuti medievali e, guarda un po’, cooptato dieci anni fa dal magistrato per redigere proprio lo Statuto di Italia dei valori. Un’amicizia clamorosamente interrotta. Come quella di Di Pietro con Elio Veltri, oggi in sintonia con Di Domenico. Al di là dei rancori che spaccano il micro mondo dell’Italia dei valori, adesso le foto che il Corriere pubblica oggi e quelle che si troveranno nel libro edito da Koinè stimolano qualche riflessione. Al di là di impropri retro pensieri sul versante «americano», Di Pietro non avrebbe informato di quella cena con Bruno Contrada né i suoi colleghi del pool di Milano né i magistrati di Palermo che il 24 dicembre disposero l’arresto. Anzi, quel giorno scatta la caccia alle foto per distruggerle.
Vivono tutti un forte imbarazzo e si affanna soprattutto Francesco D’Agostino, il maggiore dei carabinieri che accompagna Di Pietro alla cena, e che in una istantanea compare di fronte a Contrada, a sua volta seduto vicino a Di Pietro. Provando a soffocare le prime voci sulle foto da una manina salvate, adesso l’ex magistrato ricorda di avere incontrato lì per caso Contrada. E forse lo stesso dirà D’Agostino, l’ufficiale soprannominato «El tigre», amico e frequentatore del banchiere italo-svizzero Pier Francesco Pacini Battaglia che uscì indenne dagli interrogatori avvenuti prima delle scenografiche dimissioni di Di Pietro. Con soddisfazione del maggiore, in seguito al centro di un discusso prestito di 700 milioni elargito dallo stesso Pacini Battaglia. Quel 15 dicembre del 1992 D’Agostino è un fidatissimo collaboratore per Di Pietro. E con lui va alla cena romana lasciando tornare a Milano da solo Gherardo Colombo, dopo la notte dell’avviso e dopo avere trascorso insieme la mattina a Roma, al Csm, per un convegno. Di Pietro è così l’unico magistrato presente al vertice enogastronomico con gli alti gradi dei Servizi e con l’«americano» Rocco Mario Modiati, a tutti presentato come il responsabile della cosiddetta «Cia di Wall Street», la Kroll, la più grande organizzazione di investigazione d’affari del mondo fondata nel ’72 da Jules Kroll, tremila dipendenti fissi, una quantità di collaboratori, corsia preferenziale per chi arriva da Cia e altri servizi, Mossad compreso, uffici in 60 città di 35 Paesi, stando anche a una inchiesta pubblicata dal New Yorker il 19 ottobre scorso.
LA BUFALA - Manca la foto con la consegna della targa premio. E forse serve a poco interrogarsi sull’impatto che tutte avrebbero potuto avere nel pieno e nella piena di Mani pulite. Anche nelle scelte degli stessi colleghi di Di Pietro e di Borrelli che «avrebbe potuto cambiare mano nella guida delle inchieste», come teorizza Di Domenico. Oggi Contrada è il primo a minimizzare il peso dell’incontro, parlando attraverso il suo avvocato Giuseppe Lipera, tappato com’è ai domiciliari per motivi di salute: «Un incontro casuale e cordiale. "Siamo quasi colleghi perché anch’io sono stato per il passato funzionario di polizia", mi disse Di Pietro quando capì chi ero...». Molti considerano inattendibile Contrada per definizione. Altri sono certi di un errore giudiziario a suo carico. Ma il punto non è questo. Bisognerebbe semmai capire perché di quell’incontro non si sia fatto mai cenno successivamente e perché l’evidente imbarazzo portò tutti a cercare di far sparire le foto, anche se lo stesso Contrada dice di possederne una copia e altri le hanno conservate.
Di Pietro, davanti a sospetti o insinuazioni, passa al contrattacco, inserendo qualche errore fra i suoi ricordi: «Si vuol fare credere, attraverso un dossier di 12 foto mie con Mori, Contrada e funzionari dei servizi segreti, che io sia o sia stato al soldo dei servizi segreti deviati e della Cia per abbattere la Prima Repubblica perché così volevano gli americani e la mafia». Una citazione errata quella di Mori, estraneo alla cena derubricata da Di Pietro al rango di «bufala o trappola»: «Soltanto menti malate possono pensare che ho fatto quel che ho fatto per una spy story e non come umile manovale dello Stato, che quando faceva il muro cercava di farlo dritto». Ma non basta per convincere Bobo Craxi, da tempo interessato a scavare sull’ipotesi dell’aggancio americano: «Una teoria che sarebbe verosimile perché dopo l’89 c’erano interessi internazionali a cambiare il quadro europeo».
ANNOZERO - Le foto documentano solo una cena. Ma è anche vero che il ruolo di Contrada era già discusso e che non sfuggiva a Di Pietro il quadro insidioso dei misteri legati alla strage di via D’Amelio. Dopo 17 anni è stato lui l’8 ottobre scorso a rivelare durante una puntata di Annozero, presente Massimo Ciancimino, di essere stato informato alcuni giorni prima della strage di una relazione dei Ros su un attentato preparato contro lo stesso magistrato e contro Paolo Borsellino. Con una differenza. Che a Borsellino la nota fu inviata per posta e mai recapitata. Mentre a lui fu consegnato un passaporto con nome di copertura, Mario Canale, per rifugiarsi all’estero. Come fece andando in vacanza con la moglie in Costa Rica, ma lasciando i figli a casa. Per chi indaga da vent’anni sui pasticci italiani è scontato cercare di mettere a fuoco la controffensiva di potentati allarmati dall’eventualità di un incrocio fra le inchieste di Palermo e Milano sui grandi affari. Proprio quel che rischiava di accadere dal febbraio ’92 in poi, con Falcone e Borsellino vivi e con il pool di Milano al lavoro. Da qui l’importanza di quella minaccia della mafia su Di Pietro e Borsellino insieme. Eppure, anche la storia della fuga del «Signor Canale» è venuta fuori solo a 17 anni di distanza.
Sull’asse Milano-Palermo si incrocia una cronologia parallela da vertigine. E ogni volta salta fuori anche il nome di Contrada che alcuni considerano un mostro, a cominciare da un fan di Di Pietro come Salvatore Borsellino, il fratello del giudice ucciso in via D’Amelio: «Paolo considerava Contrada un assassino e lo stesso considero io. Paolo disse più di una volta ai suoi familiari parlando di Contrada "Solo a fare il nome di quell’uomo si può morire"». Posizione oggi ufficialmente condivisa da Di Pietro, stando a quel «finalmente condannato» che lanciò nel suo blog il 19 luglio di due anni fa. Parole che stridono per i suoi ex amici più che con la cena con i silenzi successivi. D’altronde per il pool di Palermo, diffidente nei confronti del capo, Piero Giammanco, e in attesa di Giancarlo Caselli, arrivato il 15 gennaio ’93, è una estate infuocata quella del ‘92.
UN VORTICE - Il 12 settembre, vengono estradati dal Venezuela i fratelli Cuntrera, il 17 viene ucciso a Palermo Ignazio Salvo, il 15 ottobre a Catania il giudice Felice Lima fa arrestare 22 persone fra imprenditori, politici, progettisti coinvolti dal geometra Giuseppe Li Pera e il 4 novembre tuona il pentito Giuseppe Marchese su Contrada accusandolo di aver avvisato Totò Riina prima di una perquisizione nella villa-covo di Borgo Molara, rivelazione preceduta dagli strali di Gaspare Mutolo contro il dirigente del Sisde e il giudice Signorino. In quei giorni Di Pietro non lavora solo su Craxi, ma anche sulle storie siciliane. Segue l’asse appalti-mafia come farà nei mesi successivi andando a trovare con l’allora capitano Giuseppe De Donno a Rebibbia «don» Vito Ciancimino. Un incontro che sarà poi dimenticato. Fatti senza seguito. Fino ad arrivare alla deposizione dello stesso Di Pietro, il 21 aprile 1999, davanti ai giudici del «Borsellino ter» ai quali ricorderà di avere collaborato con Paolo Borsellino fino alla morte di Falcone e di «avere interrotto il rapporto con la Sicilia» (argomento mafia-appalti) dopo la bomba di via D’Amelio «perché non mi ritrovavo nel metodo d’indagine degli altri magistrati». Gli stessi ignari di foto e incontri eccellenti.
Felice Cavallaro
martedì 2 febbraio 2010
L'Ultima Parola: Anteprima.. Di Pietro.
Gianluigi Paragone anticipa uno dei temi al centro della puntata di venerdì 5 febbraio. L'Ultima Parola sul Web: segui il programma su Twitter http://bit.ly/lultimotweet e diventa fan su Facebook!...
lunedì 1 febbraio 2010
La paura fa’…di pietro.
la paura fa’…di pietro
31 gennaio 2010 di paoloaquino
oggi su raisat ho visto la replica dell’ultima puntata de ‘l’ultima parola’, secondo clamoroso ( e vergonoso) flop targato gianluigi paragone, trasmissione dagli ascolti bassissimi ovviamente pagata da noi cittadini – va in onda su una rete rai – che andrebbe ‘chiusa’ all’istante data l’inadeguatezza; e dato anche l’obiettivo mancato, giacché avrebbe dovuto costituire un ‘contraltare’ di ‘anno zero’…ma, evidentemente, se il 20-25 per cento degli spettatori, liberamente, si sintonizzano su santoro e solo il 5 per cento su paragone, forse vorrà dire che il tanto vituperato santoro dice delle cose condivisibili mentre il povero paragone è l’ennesimo montone di regime messo lì a far da eco ai voleri del padrone…
tralasciando la carrettata di boiate dette da cesa a capezzone, è stato interessante notare come da campione del gionalismo quale si suppone sia, paragone abbia organizzato un paio di spaccati interessanti col chiaro fine di mettere in cattiva luce di pietro, ma col risultato di fare la figura del coglione…almeno nei confronti di chi possiede spirito critico e sia minimamente informato
la prima chicca è un servizio montato ad arte in cui diversi sostenitori del pd si dichiarano favorevoli a di pietro come segretario del loro partito; ma non è questo il punto: la bastardata è far rimbalzare in studio il servizio come se fosse una bestemmia che elettori del pd vedano in di pietro un leader ideale…
l’ordine tassativo nei ranghi del centro destra è infatti di sparare a zero su idv in quanto è la forza di opposizione che toglie il sonno a tutto il pdl
la seconda chicca è un’intervista a filippo facci, il quale ha scritto un libro che – sono parole sue – dimostra come di pietro sia ipocrita e doppiogiochista, tirando in ballo storie vecchie già archiviate con tonino che ne è uscito a testa altissima…evidentemente la propaganda di regime non sa più che pesci prendere e cosa inventarsi per cercare di arginare l’unico individuo e l’unico partito che gliele suona di santa ragione; e da come starnazzano le oche pidielline, pare che i dolori a destra siano forti, eccome
ah…particolare non di poco conto: ovviamente, in studio non solo non era presente lo stesso di pietro, ma non c’era nessun rappresentante di idv…sìsì…avete letto bene: fanno intere tranche di trasmissione cercando di denigrare e sputtanare qualcuno, e quel qualcuno non è presente per un contraddittorio né c’è chi possa farne le veci
come in passato, vi invito a riflettere se una situazione del genere fosse successa a parti invertite quale putiferio con tanto di eco mediatica sarebbe stato scatenato…
informazione di stato? no, di regime…ribadisco…
ma entriamo nel merito
sentendo facci il quale avrebbe scritto un libro che dimostrerebbe l’ipocrisia ed anche le malefatte di di pietro verrebbe da pensare “chissà cos’avrà scoperto questo zelante giornalista…”
un mazza…
non ha fatto altro che parlare di cose vecchie sperando forse che l’assenza di memoria dell’uditorio e dei (ma ne avrà?) lettori potessero dare per validi i suoi vaneggiamenti
facci ha parlato del denaro avuto in prestito (si parla del tempo di ‘mani pulite) e che di pietro ha puntualmente restituito e della famosa mercedes che gli fu regalata
di queste cose si è straparlato al tempo; non c’è niente di illegale e non vedo neanche dal punto di vista morale quale sia il problema ad avere dei prestiti da amici; per quanto possa essere d’accordo che per un magistrato forse è meglio evitare, non vedo proprio quale sia il problema
poi è toccato all’appartamento che di pietro ha affittato a idv come se fosse uno scandalo che la sede di idv sia in un appartamento del suo presidente…
io mi chiedo, giacché un partito deve comunque pagare l’affitto per una sede (a meno che non ci si voglia riunire nei prati di villa borghese…), qual è il problema se è il presidente che mette a disposizione un suo appartamento visto che l’appartamento è da affittare comunque e che magari il partito paga anche una pigione ‘di favore’? sarebbe meglio affittare qualcosa di più costoso da un estraneo o da un’agenzia immobiliare?
poi ci sarebbe il tempo troppo breve che di pietro avrebbe impiegato per conseguire la laurea…evidentemente il buon facci è il depositario dell’esatta tempistica che necessità per prendere il diploma di laurea
molto più seriamente ci sarebbe da dirgli che se ha degli elementi secondo i quali di pietro ha ‘barato’, indaghi ed eventualmente denunci, altrimenti lui e gli altri gonzi suoi pari non si lamentino se poi di pietro (come ha ampiamente dimostrato carte alla mano, ottenendo le scuse di feltri, che è tutto dire) continuerà ad acquistare secondo legge altri appartamenti grazie ai danni che gli vengono riconosciuti in seguito alle querele che regolarmente vince contro questa banda di sinistrati di cui facci evidentemente ambisce far parte…
ma l’apoteosi facci la raggiunge quando cita i proscioglimenti che di pietro ha avuto quando è stato indagato a più riprese dalla procura di brescia e (aggiungo io, visto che il finto biondo si è ben guardato dal farlo) nello specifico dal pm salamone, fratello di un costruttore finito nei guai al tempo di mani pulite; salamone che fu anche redarguito dal csm perché era fin troppo evidente l’intento persecutorio nei confronti di di pietro al fine di vendicare suo fratello
ora, facci dovrebbe spiegare perché l’essere prosciolti in fase istruttoria sarebbe uno scandalo…sinceramente, pur tenendo presente l’esiguo spessore del personaggio, non si capisce dove sarebbe il problema
forse è il caso di ricordare che quando si fanno delle indagini, un pm le predispone, coadiuvato dalle forze di polizia, poi un giudice terzo da’ l’eventuale via libera ed un altro giudice eventualmente autorizza l’udienza preliminare
ora, nel caso di di pietro, il giudice terzo che avrebbe dovuto dar via al proseguimento delle indagini, ha sempre ritenuto che l’impianto era insussistente, quindi semmai facci dovrebbe chiedere conto al pm che ha indagato perché lo ha fatto reiteratamente, non prendersela col giudice che ha ragguagliato l’inconsistenza delle accuse…
questi i fatti, gratuiti e smontabili da un bambino, ma che se vengono però ‘reclamizzati’ senza uno straccio di contraddittorio possono mettere in cattiva luce l’avversario politico
questa l’informazione in italia su un canale pubblico (non che sui privati si sia autorizzati a fare scempi, intendiamoci…)
questa la qualità di una trasmissione che sarebbe stata messa su perché santoro, floris e la gabanelli sarebbero faziosi e mendaci
ma la cosa che davvero fa’ ridere mezzo mondo (l’altra metà piange…) è che era tutto orchestrato per colpire di pietro, che avrebbe fondato un movimento troppo caratterizzato dalla sua persona, quando basta citare de magistris, vattimo e pardi per far capire che al di là dell’impronta personale di tonino (voluta anche per evitare derive non volute al partito) idv può vantare coscienze libere a tutto tondo e può permettersi di ‘ospitare’ persone provenienti dalle esperienze più disparate purché perbene, al netto ovviamente di intoppi che statisticamente si verificano anche nelle situazioni più cristalline;
e viene ancora più da ridere (e da piangere…) quando uno realizza che tutto st’ambaradan è messo su da gente prezzolata da un ex palazzinaro che ha usato i soldi della mafia per costruire, che non ha proscioglimenti ma una caterva di prescrizioni per decorrenza termini e grazie alle attenuanti (che voglio per l’ennesima volta ribadire si concedono ai colpevoli…) e che la fa’ franca facendosi leggi a proprio uso e consumo; che promette di andare in udienza (porta a porta) salvo poi ogni volta far ’sbucare’ un legittimo impedimento, offendendo la nazione che rappresenta, visto che nulla dovrebbe impedire l’andare in tribunale a difendere la propria onorabilità, dalla quale dipende l’onorabilità della nazione intera…
ma in questa povera nazione che più che essere diventata fucina di paradossi si sta avviando ad essere lei stessa un paradosso, tutto ciò si può fare in tranquillità, quasi col plauso non tanto di chi ha le sue convenienze ma anche di chi in fondo è una persona perbene, perchè a furia di leggere sui giornali e sentire in televisione che è normale avere un presidente del consiglio che paga le puttane che un traffichino e trafficante gli porta a vagonate cercando di gratificare le migliori con seggi parlamentari, che frequenta minorenni (al mio paese si chiama ancora pedofilia…) magari cercando di imporle alla televisione (di stato, mica le sue…va bene che è la stessa cosa, ma un po’ di decoro…), che ospita un boss mafioso in casa facendolo passare per stalliere e lo definisce un eroe, che cambia le leggi o le abolisce se secondo tali leggi rischia di finire in galera, che definisce i giudici ‘antropologicamente diversi’ e le corti ‘plotone d’esecuzione’ (salvo poi dire che il suo è il partito dell’amore…), si finirà per indicare come delinquenti coloro che fanno il proprio sacrosanto lavoro nel rispetto delle regole e delle leggi e che, quando secondo la legge devono rispondere davanti ad un giudice, ci vanno di filato, eventualmente si dimettono e tornano a godere a pieno della loro onorabilità…
ma il punto saliente è proprio questo: un lodo, un legittimo impedimento, un processo breve ti potranno aiutare a farla franca e magari pagherai lo scotto di un souvenir beccato sul muso…ma nessuna, dico nessuna legge ad personam potrà mai ridarti quello che non hai mai avuto: l’onorabilità, appunto…
via http://paoloaquino.wordpress.com/2010/01/31/la-paura-fa-di-pietro/
“L’ultima parola” vs. “Annozero”? Inutile Paragone.
L’Era Glaciale, programma di Daria Bignardi, è stato “congelato” per dare spazio a un nuovo talk-show davvero charmant, condotto da Gianluigi Paragone, giornalista dall’aplomb imperscrutabile, già direttore di quell’autorevole e sobrio quotidiano che è La Padania, ora vicedirettore di rete (RaiDue) e co-direttore di Libero (sottotitolo: “di sparar cazzate”) diretto da quel Maurizio Belpietro che fa strage di cuori tra le tele casalinghe, grazie all’occhio ceruleo e all’inconfondibile ghigno (prefisso 666) che sembra l’opera di un chirurgo plastico alle prime armi a cui è scappata la mano.
Il titolo è discutibile e pretenzioso almeno quanto lo è il programma stesso: L’ultima parola.
Nel corso della terza puntata di questa indigesta sagra dei berluscones, andata in onda il 29 gennaio, Paragone, oltre a esibirsi per una manciata di minuti nel vano e ridicolo tentativo di contraddire il nemico (Michele Santoro), delizia il pubblico con qualche esercizio di stile linguistico, e non certo dal punto di vista “fisico”, per quanto a suon di leccate la sua lingua deve aver raggiunto proporzioni ragguardevoli.
Due esempi, perché la trasmissione per intero non la si può proprio guardare:
«Giorgio Gaber diceva… eeeeeeeh… “qualcuno era comunista”. Certo, qualcuno era comunista, oggi però quelli che erano stati comunisti non sanno più che cosa e chi essere…», e più avanti:
«Vendola con Sinistra e Libertà rappresentava il 3,12%… adesso ritorna in Puglia [perché? Dov’è stato negli ultimi anni??? - ndr] e qualcuno addirittura lo guarda o lo spera come leader di un centro-sinistra rinnovato, giovane…».
Da vedere poi come si infervora, il linguaccione, quando si tratta di sperticarsi in elogi dell’attività del governo!
Già, anche volessimo dimenticarci che questo signore è stato piazzato in Rai per volere di Lega e Pdl (ovvero il partito dell’amOOre), non vi preoccupate! Ce lo ricorda lui con un pizzico di vanto. «E’ noto a tutti che per entrare in Rai hai bisogno di padrini. Io non ho mai nascosto di essere in quota al centrodestra, in Rai mi hanno voluto il Pdl e la Lega: la cosa non mi imbarazza e non ho niente di cui mi devo giustificare».
Ma certo, signor Paragon De Paragone, crede forse che con il maestro che vi ritrovate non lo abbiamo capito che non c’è nulla e nessuno che possa imbarazzare quelli della vostra parte politica ?
Una volta per tutte però che a nessuno venga più in mente di menarcela col fatto che l’informazione in RAI è roba gestita dai comunisti! Vero, signor presidente del consiglio e seguaci?
E poi non è finita! Per contraltare Michele Santoro, in primavera arriverà anche Ghigno 666, al secolo Maurizio Belpietro, che condurrà un talk-show tutto suo su RaiDue, con tanto di benedizione del vicepresidente della vigilanza Giorgio Lainati (Pdl), che plaude al nuovo spazio d’approfondimento sostenendo che «…gli abbonati ne trarrebbero giovamento».
Al di là del fatto che mi piacerebbe sapere quale tipo di giovamento ha in mente Lainati (forse pensa alle tele casalinghe?), resta da capire chi farà da contraltare all’angusto Minzolini e a Vespa su RaiUno…
Paragone e i cambiamenti in corso de “L’ultima parola”: sempre più anti-Santoro.
Grossi cambiamenti a “L’ultima parola”! Prima di tutto, Paragone smette le bretelle (forse) e mette la giacca. In secondo luogo, il giornalista finalmente fa ciò che tutti aspettavano: fa l’anti Santoro!
Inizia la puntata criticando l’appuntamento del giorno prima di “Annozero”, accusando il collega di aver fatto sentire solo le dichiarazioni più convenienti degli operai della Fiat in fermento per la delicata situazione della fabbrica automobilistica. Paragone dice:Anche noi abbiamo messo le telecamere lì fuori, ma abbiamo anche ricavato dichiarazione molto diverse da quelle riportate da Santoro,
e le fa sentire. Un servizio illustra il caso di Termini Imerese e Pomigliano d’Arco. Scioperi Cgil, casse integrazioni, operai sui tetti delle fabbriche: la situazione è realmente calda, imminente a esplodere.
Gli altri ospiti della serata sono: Cacciari, sindaco di Venezia, Capezzone ,del Pdl, Cota , capo gruppo Lega Nord, Orlando, del Pd e collegato da Roma Cesa, dell’ Udc.Si affrontano le tematiche principali che caratterizzano la politica degli ultimi gironi: le elezioni regionali e le dimissioni del sindaco di Bologna Delbono, in seguito allo scandalo sexy. Si affronta soprattutto la situazione più spinosa delle amministrative, quella della Puglia. Vengono anche mostrate le interviste fatte al ministro Tremonti, a Di Pietro e al giornalista Facci.
Il dibattito politico è acceso, ma sempre nel segno del rispetto. Paragone riesce a dirigere il tutto con il sorriso e con tranquillità.Di venerdì in venerdì il programma compie costanti miglioramenti. O meglio, sembra aver trovato una propria identità. Paragone ha abbandonato quel’iniziale tentativo di originalità e si è messo su un binario più consueto al pubblico italiano, tanto nei modi quanto nei contenuti.
Soprattutto, a tratti ci si parla addosso, come si conviene ai salotti politici televisivi. Qui, i telespettatori possono finalmente riconoscere i propri rappresentanti della politica.
Banche: Tremonti, ok svolta di Obama su tassazione profitti
VENERDI' 29 GENNAIO 2010
Era una delle prime idee del Governo italiano nel 2008 (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 29 gen - Nel discorso all'Unione il presidente degli Usa, Barak Obama, "ha dato una svolta. L'idea di aumentare le tasse sulle banche e di regolare meglio e' un'idea politica, Obama non e' stato mica a chiedere un parere ai tecnici o ai banchieri, e' la politica, il congresso che determineranno la svolta. E credo sia una cosa giusta". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in un'intervista registrata al programma di Gianluigi Paragone 'L'ultima parola' in onda questa sera alle 23,30 su Rai2. Tremonti ha quindi aggiunto: "L'idea che ci potessero essere profitti di regime nel settore bancario che potevano e dovevano essere tassati, e' una delle prime idee del Governo italiano: lo abbiamo fatto nel 2008". Mau-ed- (RADIOCOR) 29-01-10 19:33:17 (0430) 5 NNNN