E’ sicuramente un teatrino; un gioco delle parti che i due abilmente hanno messo in piedi, evidentemente per dare l’impressione che ad Annozero ci sia davvero par condicio, che tutte le posizioni vengono rispettate e a tutte viene data la medesima visibilità. Ovviamente nessuno ci crede, salvo gli allocchi giustizialisti che attendono i libri di Travaglio in libreria con la stessa trepidazione della sedicenne che aspetta i libri di Moccia.
Ecco dunque l’idea di creare una contrapposizione dialettica di sicuro impatto mediatico. Travaglio che – dinanzi alle “rivelazioni” di Porro e Belpietro – minaccia di lasciare Annozero, perché – come il miglior Torquemada di sempre – non accetta di salire sul banco degli imputati, lui che è sempre stato dall’altra parte. E Santoro che gli dice: “Se vai via non succede nulla.”
Stop! Avete udito bene? Santoro che dà praticamente il benservito a Torquemada Travaglio? Sembra di vivere un libro di fantascienza, un mondo alternativo dove tutto è capovolto. Dove Berlusconi è di sinistra, Santoro giornalista vicino all’MSI e Travaglio il più radicale difensore di Silvio. Qualcosa che potrebbe partorire solo la più malefica mente di un inquisito incastrato dalle parole affilate del giornalista piemontese. Un passatempo per nerds appassionati di giochi di ruolo fantasy. Insomma, qualcosa di inimmaginabile. Vietato ai minori di diciotto anni di reclusione e materiale buono per il prossimo libro di Vespa: Travaglio di Cuori.
Potrebbe sembrare tutto reale, se non fosse che l’alterco si svolge nella cancelleria dell’inquisitore penale Il Fatto. E’ infatti nelle pagine del giornalino giustizialista che la querelle tra Santoro e Travaglio si consuma a forza di rinfacci, recriminazioni e accuse. Nulla di veramente pesante: solo qualche sassolino dalla scarpa per dare più credibilità alla recita (magari poi i sassolini sono anche veri, solo che tra ceffoni finti, qualcuno di reale lo si becca sempre per sbaglio o per reale intenzione).
Or ora dunque la domanda sorge spontanea: scoppierà la prevedibile pace tra il conduttore di Annozero da una parte e la sua spalla e le sue manette (di carta) dall’altra?, oppure Travaglio inizierà a scrivere qualche libro su Santoro? Perché – sapete – dinanzi a simili divergenze non si sa mai come vanno a finire certe cose, e Travaglio è una fucina di fantasie per giustizialisti incalliti. Personalmente credo più nella prima ipotesi, però. Le elezioni sono vicine e bisogna pompare il più possibile i candidati di centrosinistra, e quale modo migliore se non quello di occuparsi dei guai giudiziari o presunti tali dei candidati del centrodestra? Sul punto – è inutile dirlo – Travaglio è un vero asso. Chiedetegli di vestire il ruolo del Pubblico Ministero e del Giudice, e lui ci si fionda come se vi fosse nato su quello scranno (il singolare è d’obbligo: nella giustizia travagliesca non c’è distinzione tra arbitro e accusa). Mettetelo sullo scranno dell’imputato, e allora vedrete come salta, come se su quella sedia fossero stati adagiati dei carboni ardenti.
Ma a proposito di querelle, oggi ne è scoppiata un’altra. Uno dei protagonisti è sempre quello. No, non è Travaglio, ma il suo compare di litigi, scandali e manette: Michele Santoro. Già, il Michelone nazionale. Quello – per intenderci – del giornalismo d’inchiesta (a senso unico), il quale questa volta se la prende con Bruno Vespa, accusato di essere troppo indulgente con Berlusconi e dunque filogovernativo come quello sfigato di Minzolini che ormai dalla sinistra è considerato decerebrato solo perché non si conforma alla loro opinione e pensa berlusconiano (quasi che fosse un reato!). Ovviamente, Vespa (che non è Minzolini) non si è fatto attendere nella risposta e ha restituito la pariglia con uno bello scorcio di giornalismo santoresco che certo non ha reso omaggio al conduttore di Annozero. Ma credo che la diatriba non finirà qui. Intanto io mi guardo L’Ultima Parola di Gianluigi Paragone…
via blog.libero.it
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