ROMA - Ai giornalisti che attorno all'ora di pranzo, nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri, gli chiedono delle tensioni all'interno del Pdl, Silvio Berlusconi dice semplicemente che ci sono «piccoli problemi nel partito». Ma a distanza di poche ore diventa chiaro che i piccoli problemi tanto piccoli non sono: «Gianfranco Fini ha deciso di andare via dal Pdl e l'ha deciso da tempo. Se vuole fare dei gruppi autonomi, faccia pure, ma così facendo è fuori dal Pdl». E ancora: «A Fini ho fatto veramente la corte, ho cercato di capirlo, ma è lui a voler gruppi separati».«NON SONO IO A VOLER ROMPERE» - Le parole del Cavaliere sono trapelate dall'ufficio di presidenza del partito da lui stesso convocato per quelle che erano state definite come «comunicazioni urgenti» dopo il faccia a faccia di giovedì con il presidente della Camera. Tra i due cofondatori del partito, in ogni caso, resta il gelo. E se l'ex capo di An aveva detto di confidare in un chiarimento nel corso della riunione della direzione generale di giovedì prossimo, il Cavaliere ha deciso di giocare di anticipo e di chiamare già oggi attorno a sé il vertice pidiellino. Il summit dello stato maggiore del centrodestra è ancora in corso, ma dalle agenzie di stampa trapelano le prime indiscrezioni. «Ho tentato di convincere Fini, ma lui vuole fare i gruppi separati» avrebbe detto Berlusconi parlando ai principali esponenti del partito. «Questo - ha detto - è quanto è successo, ora fate voi le considerazioni». Il presidente del Consiglio ha poi replicato ad ogni intervento spiegando appunto, di non essere lui a voler rompere. «Io voglio solo le riforme», ha detto secondo quanto viene riferito. Inizialmente il cavaliere aveva esordito spiegando che «il Governo non è a guida leghista e non è assolutamente nelle mani di Tremonti», come invece gli era stato rinfacciato da Fini.
NUOVO INVITO A FINI: «DESISTA, LAVORIAMO INSIEME» - In serata il Presidente del Consiglio ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha rivolto un nuovo invito a Fini di desistere dall'idea di creare gruppi autonomi per continuare a lavorare: «C'è grande volontà di continuare insieme. Il governo va avanti comunque. Quella del voto anticipato è un'eventualità che vogliamo scongiurare».
L'UFFICIO DI PRESIDENZA - La convocazione dell'ufficio di presidenza - di cui fanno parte 37 membri tra cui lo stesso Berlusconi e i tre coordinatori Bondi, La Russa e Verdini, ma non ad esempio Gianfranco Fini - sembra insomma essere stato il modo per ufficializzare una volta di più lo stato di tensione. Questa mossa ha spiazzato i finiani. Stamane, alcuni di loro- tra cui Italo Bocchino, Carmelo Briguglio, Flavia Perina e Adolo Urso - alla spicciolata hanno visto Fini attorno all'ora di pranzo.
FINI FIDUCIOSO - Quasi in contemporanea all'annuncio della convocazione dell'ufficio di presidenza (prevista per le 16), le agenzie avevano diramato una dichiarazione di Gianfranco Fini che parlava in positivo della convocazione per giovedì prossimo della direzione nazionale del Pdl (un organismo composto da 171 membri) allargata ai gruppi parlamentari: «E' sul piano del metodo, una prima risposta positiva ai problemi politici che ho posto ieri al presidente Berlusconi» ha detto il numero uno di Montecitorio. «Mi auguro - ha aggiunto - che a partire dalla riunione, cui parteciperò, possa articolarsi una risposta positiva anche nel merito delle questioni sul tappeto, a cominciare dal rapporto tra il Pdl e la Lega».
ERA GIA' IN PROGRAMMA - Tuttavia ambienti del Pdl fanno sapere che la direzione nazionale era già stata convocata nel quadro della consultazione degli organi di partito decisa dopo le regionali. Come dire : non è una conseguenza delle richieste di chiarimento avanzate dall'ex leader di An. Dopo l'ufficio di presidenza dei giorni scorsi doveva riunirsi anche il Consiglio nazionale, ma dato il numero dei componenti del «parlamentino» Pdl, circa mille tra parlamentari e rappresentanti ai diversi livelli locali, si è data priorità alla direzione, decisamente più «asciutta».
BOSSI PESSIMISTA - Il leader della Lega, Umberto Bossi, dopo aver consigliato al Cavaliere di «trattare» con Fini («Farebbero bene a non strappare e a trovare l’accordo») osserva dall'esterno. E prevede foschi risvolti per il governo: «Quale scenario? Se le cose non si rimettono a posto ci sono le elezioni». E poi aggiunge: «Non ho certezze ma temo che la cosa non si rimetterà a posto...». Ma è stato lei a fare arrabbiare Fini?, hanno insistito i cronisti. Bossi si è limitato ad agitare un pugno come a voler colpire scherzosamente chi gli aveva rivolto la domanda.
IL SECOLO: SERVE UNA «RUPTURE» - Che quelle in atto non siano semplici scaramucce verbali lo conferma la minaccia di costituire gruppi autonomi in Parlamento da parte degli ex di An rimasti fedeli a Fini. E lo certifica anche il Secolo, l'ex quotidiano di An oggi considerato vicino alle posizioni del presidente della Camera, che sottolinea come «nel gioco a carte scoperte che ieri si è aperto nel Pdl, dopo un anno di schermaglie e mezze verità, c'è un elemento poco valutato dei media e che invece conta moltissimo: la sensazione che senza un atto di "rupture", di autentica discontinuità nel modus operandi del partito e della maggioranza, i prossimi tre anni possano segnare la fine della storia della destra italiana, sostituita da un generico sloganismo e dall'ottimismo dei desideri in luogo dell'antico ottimismo della volontà».
La prima pagina del «Secolo d'Italia»
GLI SCENARI - Resta dunque da vedere se le «comunicazioni» di Berlusconi saranno propedeutiche alla riappacificazione tra i due, che potrebbe dunque essere sancita dalla direzione nazionale, o se, piuttosto, non si riveleranno una mossa da contrattacco: la decisione di mettere subito le cose in chiaro da parte del premier, che nei retroscena raccolti dopo l'incontro di Fini aveva quasi auspicato una resa dei conti finale. Un divorzio annunciato, secondo molti (e secondo la prima pagina del Riformista, che fa un richiamo diretto al caso Veronica). Il Velino, l'agenzia di stampa che ha come editoriale Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, scrive che «le prospettive di una ricucitura restano vacillanti. Il clima resta segnato da tensione e incertezza». Mette tuttavia le mani avanti e cerca di ammonire sui rischi di gesti avventati il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, secondo cui Berlusconi e Fini «troveranno la quadra». Anche perché, fa notare, «l'elettorato del Pdl non ci perdonerebbe scissioni. Il nostro dovere è quello di realizzare il programma di governo».
La prima pagina del «Riformista»
venerdì 16 aprile 2010
Berlusconi: «Fini desista, continuiamo a lavorare insieme» - Corriere della Sera
via corriere.it
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