martedì 20 aprile 2010

Telerisse. Italo dà di «fascista!» a Maurizio. Daniela rilancia l'epiteto contro Adolfo | Miradouro

L'ultima Parola. A guardare il talk show di Paragone i margini di convivenza nel Pdl sembrerebbero ristretti.
di Emanuele Costanti
Tratto da Il Riformista del 19 aprile 2010

«Squadrista! Fascista!» inveisce Italo Bocchino, vicecapogruppo del Pdl, rivolto al vicepresidente della Camera Maurizio Lupi. Che, punto sul vivo della fede e della militanza vera, quella in Comunione e liberazione, svillaneggiata proprio da Bocchino («Voi di Cl siete i maestri della lottizzazione e vuoi venire a fare la morale a me?»), perde le staffe a sua volta e sibila: «Se la pensi così non ti riconosco più come presidente vicario del gruppo. Dimettiti». Basta? No, anzi: è un crescendo.

«Lupi stasera è il primo a dirci dimettetevi e andate fuori dal Pdl», ripete Bocchino almeno altre cinque volte, annunciando di essere pronto a farlo. Lupi un po’ cerca di smussare i toni, un po’ tiene botta, ma ormai la frittata è fatta. La frittata è andata in onda in diretta tv venerdì sera e anche se era l’una di notte rischia di avere conseguenze politiche a loro volta deflagranti. Non a caso, il commento più gentile registrato in casa berlusconiana ieri, a trasmissione vista e rivista (che Dagospia sparava in home page e che siti Internet e blog di ogni colore e area riproponevano semi-integrale), era lapidario: «Con questi qui mai più». E: «Se vanno via, è la fine di un incubo». Fino all’epitaffio scritto sul suo blog da Francesco Storace, leader de La Destra: «Bocchino che dà del fascista a Lupi è esilarante. Ora basta: staccate la spina».

Riavvolgiamo il nastro, invece, per capire. Siamo a L’Ultima parola, talk show politico condotto da Gianluigi Paragone che va in onda, di solito un po’ in sordina, nella seconda serata di Rai2 dal 15 gennaio scorso ogni venerdì e che, l’altra sera, ha fatto il botto pure in termini di audience (10, 5%). La puntata era dedicata al caso Berlusconi-Fini. Il parterre era così composto: Italo Bocchino e il viceministro Adolfo Urso, finiani doc, in collegamento da Roma, mentre nello studio di Milano Paragone sfoderava, oltre al mite Giuseppe Valditara (finiano), tre agguerriti berluscones: Lupi, Daniela Santanché, neo-sottosegretario, e Carlo Rossella.

Dopo il primo scambio di parole veloci e pesanti come pallottole, quelle tra Bocchino e Lupi, andava in scena un altro scontro, quello tra Urso e la Santanché. «Fini fa continui capitomboli, ovvio che il nostro popolo non lo segua», sibilava dura lei. «Zitta tu che ti sei venduta la coerenza per una poltrona!», ribatteva soave lui. «Mostra più rispetto, fascista!», la contro-replica. Né mancavano accuse e contro-accuse al fulmicotone tra la Santanché («Dentro An la concezione della democrazia di Fini era quella delle sopracciglia…») e Bocchino («Tu parli di lealtà?! Fai ridere»).

Poteva rimanere indenne il conduttore? No. Bocchino e Urso lo accusano per tutto il tempo di aver costruito una puntata ad arte contro le scelte di Fini, nell’uso dei sondaggi come nella ricostruzione del caso. Paragone reagisce a brutto muso, specie contro Urso («Si dia una calmata!»), ma anche contro Bocchino, che lo accusa di essere «un servo di Bossi in Rai». Il conduttore, che in effetti non deve avere in grande simpatia Fini, chiude con un vaticinio facile: «Sembrate due partiti già separati. Ho l’impressione che la prossima volta racconteremo la storia di una scissione»

Posted via web from L'Ultima Parola

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