Il problema è politico. Le poltrone non ci interessano
di Italo Bocchino
La soluzione ai problemi interni al Popolo della Libertà segue un sentiero assai stretto. È del tutto errata la lettura di chi scorge dietro l’iniziativa di Gianfranco Fini una richiesta di nuove e più poltrone all’interno del Governo e/o di un nuovo assetto del partito che, ricordiamolo, Fini ha co-fondato.
Il problema è soprattutto politico. Quello che noi chiediamo è innanzitutto una svolta sulle questioni economiche e sociali. Riteniamo Giulio Tremonti il miglior Ministro dell’Economia dei paesi occidentali, capace di coniugare rigore nei conti e credibilità internazionale a un Paese che ha il terzo debito pubblico del globo. Il problema è un altro. Di quello che resta in cassa, nella disponibilità dell’Esecutivo, noi vorremmo sapere quanto e come viene speso. Soprattutto vorremmo sapere chi decide come si spendono i soldi degli italiani e come si forma tale decisione. Ad oggi ci sembra indiscutibile una forte trazione leghista nelle scelte fondamentali per la nostra economia, ovvero per il futuro dell’Italia.
Noi abbiamo delle idee in merito, e vorremmo un luogo, una sede dove poterne discutere, sia con Tremonti, sia con gli alleati, sia nel nostro (sottolineo) partito. Vogliamo che si discuta di un nuovo ed epocale Piano Sud. Che non deve essere un nuovo piano di spesa pubblica assistenziale e quindi inutile. Il Sud non si aiuta con più soldi, ma con una rinnovata attenzione normativa, con infrastrutture strategiche, con un investimento in formazione e – conseguentemente – in legalità. Se vogliamo davvero distruggere la criminalità organizzata, dobbiamo valorizzare le risorse che al Sud ci sono e lanciare la sfida del sapere. Il Sud non è un problema solo del Sud. Il Sud – come dicono tutti gli osservatori nazionali e internazionali – è un problema dell’Italia intera.
Poi c’è il problema del rapporto con la Lega. Attenzione, la Lega non è un problema, anzi. La Lega fa il suo mestiere. Noi dovremo fare il nostro. E invece il partito di Bossi è sovra rappresentato rispetto ai voti che ha, mentre il Pdl non riesce a far pesare i milioni di voti che raccoglie da Bolzano a Siracusa. Su questo dato “politico” pesa il ruolo di Silvio Berlusconi, allo stesso tempo leader del Pdl, Capo della coalizione e Capo del governo. E tra le tre cose, lui sceglie nell’ordine di priorità prima il Governo, poi la coalizione e solo alla fine il partito. È un dato “politico” che noi vogliamo discutere perché vogliamo dare maggiore forza al nostro partito. Nient’altro.
Infine ci sono questioni personali che non possiamo più nascondere. Gianfranco Fini, con il suo ruolo di co-fondatore del Popolo della Libertà, ha portato nel nuovo partito una storia lunga mezzo secolo, una cultura politica forte e un patrimonio umano ed elettorale che non può essere sminuito. Gianfranco Fini non può essere trattato come un dirigente di partito qualsiasi o come un mero uomo delle Istituzioni. Non vanno bene le cene del lunedì, che hanno dato l’impressione di un’agenda di governo dettata esclusivamente dalla Lega. E va ancor meno bene il killeraggio mediatico messo in atto da “Il Giornale” contro Fini.
Sono tutte questioni che Silvio Berlusconi deve affrontare e risolvere nei prossimi giorni per evitare che si giunga davvero a una rottura che può comportare diversi scenari, dalla divisione del Pdl, con la costituzione di una maggioranza e di una minoranza interna, fino al rischio oggettivo della creazione di gruppi parlamentari autonomi che sancirebbero il fallimento politico del Popolo della Libertà.
lunedì 19 aprile 2010
Il problema è politico. Le poltrone non ci interessano | Generazione Italia
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